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Il Presepe Monumentale

Questo Presepe Monumentale, vincitore di concorso indetto dai padri Pallottini nel 1946 per rinnovare quello donato dai Torlonia, per il centenario dell’istituzione, da parte di San Vincenzo Pallotti, dell’Ottavio dell’Epifania, doveva essere posto davanti all’altissima abside della chiesa di S. Andrea della Valle. Non solo si doveva bilanciare lo slancio verticale della magnifica chiesa barocca, ma anche la piattaforma a tre metri dal piano del pavimento, il che “…poneva grandi problemi di rapporti di misure, armonizzazione di linee, di masse e volumi. le misure, secondo lo scultore, dovevano essere suggerite dagli stessi rapporti costruttivi del tempio: il rettangolo doppio quadrato, 1:2” … “L’eccezionalità del carattere monumentale .. escludeva gli elementi del presepio tradizionale, eliminando quei tratti folcloristici e pittorico teatrali, pur d’effetto, ma fondeva gli elementi paesistici e della grotta per delineare con le masse una linea curva concava…”.
Nella relazione si legge che “… la simmetria, obbligata, era resa meno geometricamente scontata da una zona dinamica di linee a sinistra e una statica a destra equilibrantesi al centro nel Bambino, punto di convergenza anche della luce, massima e calda al centro, freddo e lunare ai lati, una illuminazione senza ombre..” Lo scultore montò una piattaforma in scala nel suo studio, per misurare gli effetti di scorcio e correggerli prospetticamente. Tutto questo si è perso, assieme alla configurazione originale delle statue, alle scenografie, all’ambientazione in Sant’Andrea della Valle e al ‘fuoco fisso’ dell’osservazione. Le statue, ridotte all’essenziale, hanno oggi una diversa rilevanza. Il bambino appare sovradimensionato per ragioni prospettiche sia perché la Madonna si trovava nel punto più alto della scena a oltre tre metri, sia perché doveva essere la replica esatta di quello ‘modellato da San Vincenzo Pallotti’ e come quello antico, smontabile per essere mostrato ai fedeli. In tre mesi lo scultore realizzò i bozzetti delle statue a 1/3, compreso un plastico illuminato. Le statue furono abbozzate nude e poi vestite: si effettuò una ricerca storica e poi, per la posa, si noleggiarono i costumi dalle sartorie teatrali. Posò il figlio Sirio per il San Giuseppe, per il re Assiro l’ex campione di boxe Erminio Spalla, per il re Indiano inginocchiato un nerboruto ospite ottantenne del Cottolengo Don Orione, la testa è l’autoritratto dello scultore. Le statue furono realizzate in 9 mesi, ma la Madonna e San Giuseppe rielaborate in senso spiritualistico o tradizionalistico-classico, non soddisfacevano l’artista e i padri: “Mi ritirai nel mio studio: furono 60 giorni di lavoro continuo. Lavorai di giorno, lavorai di notte per vedere su luci violente gli effetti plastici” …” distaccare nettamente il mondo materiale, raffigurato dai Re magi, esaltando il mondo spirituale con le linee purissime e semplici della Vergine”. Questa evoluzione stilistica lo porterà a un cambiamento sostanziale nelle forme e nei panneggi, apprezzabile anche nel contemporaneo bozzetto per il concorso di secondo grado per le Porte di San Pietro. I Pallottini per le difficoltà economiche del dopoguerra, perderanno interesse, e il Presepe sarà collocato nella cripta della Chiesa Regina Pacis, inaugurato nel 1952. Questo grande spazio con volte a crociera, ambiente particolarmente suggestivo, oggi accoglie degnamente il Presepe Monumentale.

Questo Presepe Monumentale, vincitore di concorso indetto dai padri Pallottini nel 1946 per rinnovare quello donato dai Torlonia, per il centenario dell’istituzione, da parte di San Vincenzo Pallotti, dell’Ottavio dell’Epifania, doveva essere posto davanti all’altissimo abside della chiesa di S.Andrea della Valle, la seconda per altezza compresa la cupola a Roma.

Madonna seduta con bambino

Madonna seduta con bambino

(1948) statua in gesso patinato, cm 150x180x367,1

San Giuseppe

(1948) Statua in gesso patinato, cm 80x110x384,7

Re Assiro e Paggio

(1948) Gruppo in gesso patinato, cm 120x360x375,5

Re Assiro e Paggio

(1948), gesso, cm 28,5x12x41,5

Re indiano inginocchiato

(1948), Statua in gesso patinato, cm 225,5x175x265,8

Paggio del re indiano con cofanetto

(1948), Statua in gesso patinato, cm 71x160x265,8

Re Africano

(1948), Statua in gesso patinato, cm 140x300x370,2

Paggio del re africano con anfora

(1948), Statua in gesso patinato, cm 60x130x301,2

Non solo si doveva bilanciare lo slancio verticale della magnifica chiesa barca, ma anche la piattaforma a tre metri dal piano del pavimento, il che “…poneva grandi problemi di rapporti di misure, armonizzazione di linee, di masse e volumi. le misure, secondo lo scultore, dovevano essere suggerite dagli stessi rapporti costruttivi del tempio: il rettangolo doppio quadrato, 1:2” … “L’eccezionalità del carattere monumentale.. escludeva gli elementi del presepio tradizionale, eliminando quei tratti folcloristici e pittorico teatrali, pur d’effetto, ma fondeva gli elementi paesistici e della grotta per delineare con le masse una linea curva concava…”.
Nella relazione si legge che “… la simmetria, obbligata, era resa meno geometricamente scontata da una zona dinamica di linee a sinistra e una statica a destra equilibrantesi al centro nel Bambino, punto di convergenza anche della luce, massima e calda al centro, freddo e lunare ai lati, una illuminazione senza ombre..”.
Lo scultore montò una piattaforma in scala nel suo studio, per misurare gli effetti di scorcio e correggerli prospetticamente. Tutto questo si è perso, assieme alla configurazione originale delle statue, alle scenografia, all’ambientazione in Sant’Andrea della Valle e al ‘fuoco fisso’ dell’osservazione. Le statue , ridotte all’essenziale, hanno oggi una diversa rilevanza. Il bambino appare sovradimensionato per ragioni prospettiche sia perché la Madonna si trovava nel punto più alto della scena a oltre tre metri, sia prece doveva essere la replica esatta di quello ‘modellato da San Vincenzo Pallotti’ e come quello antico, smontabile per essere mostrato ai fedeli. In 3 mesi lo scultore realizzò i bozzetti delle statue a 1/3, compreso un plastico illuminato. Le statue furono abbozzate nude e poi vestire: si effettuò una ricerca storica e poi, per la posa, si noleggiarono i costumi dalle sartorie teatrali. Posò il figlio Sirio per il San Giuseppe, per il re Assiro l’ex campione di boxe Erminio Spalla, per il re Indiano inginocchiato un nerboruto ospite ottantenne del Cottolengo Don Orione, la testa è l’autoritratto dello scultore. Le statue furono realizzate in 9 mesi. Ferri rielaborò la Madonna michelangiolesca e San Giuseppe in senso spiritualistico: “..o tradizionalistico-classico, non soddisfacevano l’artista e i padri. Mi ritirai nel mio studio: c’erano la parte centrale, la parte spirituale, la più importante, dell’opera. Furono 60 giorni di lavoro continuo. Lavorai di giorno, lavorai di notte per vedere su luci violente gli effetti plastici”…”distaccare nettamente il mondo materiale, raffigurato dai Re magi, esaltando il mondo spirituale, raffigurato dai Re magi, esaltando il mondo spirituale con le linee purissime e semplici della Vergine”.
L’evoluzione stilistica della sua ricerca lo porterà a un cambiamento sostanziale nelle forme e nei panneggi che si può apprezzare anche contemporaneo bozzetto per il concorso di secondo grado per le Porte di San Pietro. I padri Pallottini in seguito, pressati da difficoltà economiche, perderanno interesse, e il presepe sarà collocato nella cripta della Chiesa Regina Pacis, dove verrà inaugurato nel 1952. Questo grande spazio voltato a crociera, ambiente particolarmente suggestivo, oggi accoglie degnamente il Presepe Monumentale.